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Nel peso di una vita la dolcezza

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Era piena di grida la casa

più non vinceva la luce 

il peso della morte necessaria
  

 

C'è un senso di larghezza dolorosa
che mi prende contro i muri della sera
incapaci di rispondere al bisbiglio
quando nomino del  bosco la preghiera
e non bastano a far giorno le lenticchie
nell'ovatta dove crescono la voglia

 

Mi sono presa cura della casa,

del male incognito da dissodare dentro,

facendo uscire i nostri corpi dalle porte

per camminare là dagli alberi,

dove c’è conciliazione ancora vergine,

colmando di riguardo e  riverenza

dinnanzi  a quel che è più di noi

qualcosa, l'anima

 

Il ritrarmi  tra due innamorati,

reclinare  il capo  tra la ginza e il tiglio

nella grazia concessa a chi dona un inchino,

è pietà che mi lega

nella loro dimora

è religione d'antica eusebeia-
qualcosa di libero e sacro

che fa spazio all'incontro;

 

è  lì che mi chiedo che cosa
stiamo facendo per casa
dove si svolge la vita
la notte che grida la parte
dove si erge il male finito

prego i miei  alberi
alla sapienza più grande

di sapere morire
permettendo di nascere ancora.

 

Ritorna l’anima ai muri, ritorno io

simile a un albero,
a guardare  le stelle del mio focolare
tenendo in mano un pugno di terra
negli occhi la linfa a toccarmi la carne

nel pieno di una fiamma, il ventre nudo.

 

Entra  svuotata e gravida  di luce

nel peso di una vita la dolcezza

ritrova  quella  mano per tenerti

come un viaggio infinito  tra le ombre.

 

 

 

 

 

 

 Lorenzo Mullon - 16/12/2013 18:11:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

Ritorno adesso da una camminata di otto ore nei boschi, e mi sono chiesto anch’io qual è la preghiera degli alberi... penso sia la connessione, semplicemente essere in comunione col tutto, nient’altro

 Amina - 16/12/2013 15:28:00 [ leggi altri commenti di Amina » ]

Adielle catturano gli occhi le tue parole dove la Vita ci aspetta sempre per ricominciare
a sognare lo stesso sogno, lo stesso canto insieme

Sì, Cristina quell’usignolo cantava " narimi"... rimani

Grazie amicomioFranco, sono davvero stelle fitte i brillii di quella fiamma in casa e lasciano salire lo stesso canto lungo il camino, per i muri delle stanze, per la vita che setaccia con dolcezza ogni dolore s’espande in casa una preghiera

 Franco - 16/12/2013 12:29:00 [ leggi altri commenti di Franco » ]

E’ vero anche che ognuno legge sè stesso. Così l’ uccellino sulla punta del cielo di Cristina diventa mia madre.. che me lo ripeteva spesso "vorrei essere un uccellino, per vedere dove va un girovago", e adesso è ogni pettirosso o rondine o capinera che incrocio.
Le lenticchie messe a germinare diventano una stufa a legna, un focolare e una fiamma viva, calda.. antichi muri e un cielo di stelle nella credenza.
E poi c’è quella preghiera.. che muoia il dolore, per far spazio alla dolcezza...
davvero bella.

  Cristina Bizzarri - 16/12/2013 07:00:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Tra quei rami si affaccia sulla punta del cielo un uccellino - si sporge oltre il mattino, oltre la notte, nella sera - canta una voce che non so, ma che mi dice "oltre il
dolore io mi sporgo, e del dolore sono gioiosa tessitura, questo è il canto".

 Adielle - 16/12/2013 01:36:00 [ leggi altri commenti di Adielle » ]

Amina, così bella, troppo bella da far male, anche se non pretendo di aver compreso tutto, tutt’altro, ho le lacrime agli occhi e non mi vergogno a dirlo: uno di quegli incontri da cui ricominciare.
Ciao un abbraccio forte.

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